Celle solari a perovskite: “Marie Curie Global Fellowship” a Luigi Castriotta, Elettronica, per il progetto “EFESO”

Celle solari a perovskite: “Marie Curie Global Fellowship” a Luigi Castriotta,  Elettronica, per il progetto “EFESO”
MSCA banner Individual Fellowhips

di Pamela Pergolini

Energia sostenibile e transizione energetica anche grazie ai sistemi fotovoltaici di ultima generazione basati sulla perovskite, un minerale  costituito da titanato di calcio scoperto nei Monti Urali, in Russia, alla metà dell’ottocento. L’Unione europea premia la ricerca nell’energia solare attribuendo il riconoscimento “Marie Curie Global Fellowship”, il più prestigioso del programma Marie Curie, a Luigi Angelo Castriotta, assegnista di ricerca a “Tor Vergata” presso il Dipartimento di Ingegneria Elettronica, per il progetto “EFESO” – l’acronimo sta per “Exploiting Flexible pErovskites Solar technOlogies” – che ha l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la stabilità di moduli solari a perovskite fabbricati su substrati flessibili. La ricerca è finanziata da Marie Skodolska Curie Action (MSCA) – Bando Global Fellowship 2021 e durerà tre anni.  
Abbiamo chiesto a Luigi Angelo Castriotta di raccontarci qualcosa in più del suo progetto.
D. Partiamo dalla perovskite, quali sono le sue potenzialità?
R. La perovskite si è rivelata un materiale energetico inorganico a basso costo più efficiente da utilizzare nelle celle solari. A differenza del silicio, la perovskite infatti può essere fabbricata a temperatura ambiente ma rispetto al silicio è notoriamente meno efficiente nel tempo: per questo motivo molte ricerche negli ultimi anni si sono focalizzate sul superamento di questa sfida».
D. L’efficienza delle celle solari a perovskite è passata dal 3% nel 2009 al 25.8% nel 2023 in soli 14 anni dalla sua scoperta, eguagliando, quasi, il record del silicio, che ha raggiunto un’efficienza del 26.1%. In che modo il progetto intende migliorare la stabilità nel tempo della perovskite e portare, dunque, questa tecnologia verso la commercializzazione?
R.
“EFESO” mira a rendere più duraturi i moduli solari flessibili in perovskite ottimizzando il loro processo di fabbricazione su substrati flessibili. Il progetto si articola in tre fasi principali. 
1. Valutazione dei materiali – da quello che compone la perovskite, che è il semiconduttore, agli additivi, che vengono aggiunti per il suo potenziamento, ai materiali che trasportano la carica elettrica
2. Fabbricazione e caratterizzazione dei dispositivi, riducendo le aree inattive sui moduli e lavorando sull’intrappolamento del piombo
3.  “Upscaling”, è rivolta all’ottimizzazione del design e dei processi di produzione di celle solari realizzate su grande scala per applicazioni indoor e outdoor. Questo grazie a procedure standard che permettono di creare un collegamento in serie tra le celle e ridurre le perdite di efficienza riscontrate per dispositivi di grandi superfici.
D. Nella seconda fase, quella della fabbricazione delle celle solari, si fa riferimento all’intrappolamento del piombo, perché?
R. Uno degli elementi principali della perovskite è il piombo. che deve essere intrinsecamente “incapsulato” nella perovskite per evitare che a contatto, ad esempio, con l’acqua piovana, diventi tossico. Questa operazione si effettua tramite la tecnica del “drogaggio”, l’aggiunta di materiali estranei nella perovskite, e utilizzando l’ingegneria dell’interfaccia, ovvero giocando con i materiali e le loro superfici nel passaggio della perovskite dallo stato liquido a quello solido.
D. L’attività di ricerca inizierà a giugno 2023 e terminerà a giugno 2026, come si svolgerà?
R. La ricerca verrà condotta in collaborazione tra l’Università di Roma “Tor Vergata” – CHOSE (Centre for Hybrid and Organic Solar Energy), l’Università del North Carolina (UNC) e l’azienda SAULE Technologies (Polonia), che si occupa dello sviluppo di celle solari innovative in perovskite. Passerò inizialmente 21 mesi negli Stati Uniti, a Chapel Hill, per poi tornare in Europa dove mi fermerò 12 mesi presso l’Università “Tor Vergata”. Infine, gli ultimi 3 mesi, lavorerò a Breslavia (Polonia), alla “Saule Technologies”.
Oltre al prestigio dal punto di vista scientifico, il riconoscimento è particolarmente importante perché per i ricercatori che hanno svolto un progetto triennale finanziato come “Marie Curie Global Fellowship”, un decreto ministeriale del 2015 prevede la possibilità di “chiamata diretta” come ricercatore di tipo b. 
 
LE PAROLE DELLA SCIENZA 
La parola del giorno 
DROGAGGIO  s. m. [der. di drogare]. – 1. Trattamento con droghe, somministrazione di droghe, uso di droghe, cioè di stupefacenti, allucinogeni, ecc., o in genere di farmaci eccitanti. Il termine è oggi diffuso (e prevale su drogatura) soprattutto con riferimento ad ambienti sportivi, come equivalente dell’ingl. doping. 2. Per estens., nel linguaggio tecn. e scient., l’introduzione di quantità controllate di atomi estranei in un composto puro (generalm. un cristallo), al fine di modificarne le proprietà: procedura usata, per es., per determinare le caratteristiche elettriche nei semiconduttori (Fonte: Treccani)
Notizie correlate 
Nasce il primo parco solare con tecnologia innovativa che combina perovskite e materiali bidimensionali. I risultati su “Nature Energy”

 

La perovskite verso l’industrializzazione

Il fotovoltaico a perovskite fa un passo verso la standardizzazione per le misure di stabilità e quindi verso l’industrializzazione

Tre ricercatori del CHOSE-Polo Solare organico della Regione Lazio, presso il Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università di Roma Tor Vergata (Prof. Aldo Di Carlo, Prof. Francesca Brunetti, Dr. Francesca De Rossi) hanno fatto parte di un team di scienziati che si è occupato di raggiungere un consenso per definire le procedure per valutare e riportare le misure di stabilità effettuate sul fotovoltaico a perovskite, la nuova tecnologia che ora è al centro della ricerca sull’energia solare. Questo lavoro è evidenziato nell’articolo appena apparso in Nature Energy (https://rdcu.be/b0DiV) e nell’ Editorial (https://www.nature.com/articles/s41560-020-0552-6 ).

Come affermato nell’editoriale “ Perovskites take steps to industrialization “: “Fino ad ora, la comunità che si occupa di studiare le celle solari a perovskite, non aveva raggiunto un accordo nell’identificare test chiave che potessero individuare le cause specifiche del mal funzionamento per le celle solari a perovskite (PSC), che sono sia la causa che la conseguenza della limitata comprensione del deterioramento dei dispositivi. “Per questo motivo questo documento, frutto della collaborazione di 59 ricercatori di particolare rilevanza aventi 51 affiliazioni differenti, è di particolare rilevanza, poiché tratta i modi con cui la stabilità delle celle solari a perovskite dovrebbe essere valutata e riportata. La comunità scientifica che si occupa di celle solari a perovskite ha iniziato il proprio dibattito ispirata dal lavoro fatto dai colleghi che su celle fotovoltaiche organiche, che nel 2011 hanno sviluppato le raccomandazioni per valutare la stabilità dei loro dispositivi (i cosiddetti protocolli ISOS). Il Prof. Eugene A. Katz, dell’Università di Ben-Gurion del Negev (BGU), attualmente Visiting Professor presso i laboratori del CHOSE-Polo Solare organico della Regione Lazio, e la Prof. Monica Lira-Cantu del Catalan Institute of Nanoscience and Nanotechnology (ICN2) hanno avviato una tavola rotonda, che ha originato questo lavoro, sulla valutazione della stabilità dei PSC in occasione 11th International Summit on Organic and Hybrid Photovoltaics Stability tenutosi in Cina nell’ottobre 2018. Gli esperti hanno integrato i protocolli esistenti con una serie di procedure di prova che tengono conto caratteristiche specifiche delle celle solari a perovskite. L’ applicazione di tali protocolli dovrebbe fungere da fase intermedia nella maturazione della tecnologia a PSC, poiché consentirà l’identificazione delle cause di degrado di tali dispositivi e fornirà le prospettive per la loro mitigazione. Questo documento è il risultato finale del progetto COST Stablenextsol di cui Lira-Cantu è stata la coordinatrice e Katz e Brunetti sono stati leader di Work package. Anche se questo articolo rappresenta un importante passo in avanti nella ricerca nel campo delle PSC, c’è ancora del lavoro da fare per standardizzare le misure di stabilità delle PSC, e questo rappresenterebbe l’ultimo passaggio per passare da un’attività di laboratorio ad una di tipo industriale.

Riferimento:

Mark V. Khenkin, Eugene A. Katz, et. al., Mónica Lira-Cantú. Consensus Statement for Stability Assessment and Reporting for Perovskite Photovoltaics based on ISOS Procedures. Nature Energy, 5, p. 35–49 (2020) http://dx.doi.org/10.1038/s41560-019-0529-5

Pubblicato su “Nature Materials” uno studio del CHOSE su aumento efficienza celle solari con composti di carburo di titanio

Rappresentazione illustrativa dello strato fotoattivo di perovskite modificato con gli MXeni

Gli scienziati del centro CHOSE dell’Università di Roma Tor Vergata insieme ai partner di NUST MISIS (Russia) e CNR (Italia) hanno scoperto che una quantità microscopica di carburo di titanio bidimensionale, chiamata Mxene, migliora significativamente la raccolta di cariche elettriche in una cella solare a perovskite, aumentandone l’efficienza finale oltre il 20%. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Materials.

La cella solare a film sottile di perovskite è una nuova promettente tecnologia fotovoltaica, che viene attivamente sviluppata in tutto il mondo come alternativa a quelle già commercializzate. Tra i tanti vantaggi, i semplici processi di produzione a basso costo: le celle solari a perovskite possono infatti essere realizzate con speciali stampanti a getto d’inchiostro, senza l’uso di processi ad alta temperatura o di alto vuoto, comunemente usati per le tradizionali celle al silicio. Un ulteriore vantaggio è la possibilità di fabbricazione su substrati di plastica flessibili, come il polietilentereftalato comune (PET). Questo permette l’integrazione del fotovoltaico a perovskite negli edifici su pareti e / o in diverse altre posizioni, come facciate e finestre curve.

Lo sforzo congiunto della comunità scientifica internazionale si focalizza nel trovare la migliore strategia per aumentare sia l’efficienza che la stabilità di questa nuova tecnologia fotovoltaica. La maggior parte delle soluzioni proposte finora riguardano l’ottimizzazione della composizione chimica della perovskite, la stabilizzazione delle interfacce dei dispositivi e l’integrazione di nuovi nanomateriali.

Un team internazionale di scienziati, guidati dal prof. Aldo Di Carlo, provenienti dal Center for Hybrid and Organic Solar Energy (CHOSE) dell’Università di Roma Tor Vergata, dal NUST MISIS, Russia e dal CNR, hanno proposto un approccio originale per progettare celle solari a perovskite altamente efficienti, basato sul drogaggio dello strato foto-attivo di perovskite con composti bidimensionali in carburo di titanio, chiamati MXeni.

“Abbiamo scoperto che gli MXenes, grazie alla loro struttura bidimensionale unica nel suo genere, possono essere utilizzati per ottimizzare le proprietà superficiali della perovskite, consentendo una nuova strategia di ottimizzazione per queste celle solari di III generazione”, commenta il professor Di Carlo.

La cella solare a film sottile di perovskite ha una struttura a sandwich, in cui le cariche si spostano da uno strato all’altro attraverso le interfacce e si raccolgono selettivamente agli elettrodi. In questo modo la luce solare viene convertita in corrente elettrica. In termini semplici, l’incorporazione degli MXeni all’interno della struttura, migliora il trasporto degli elettroni dal film assorbitore agli elettrodi, riducendo drasticamente le perdite eventualmente indotte da barriere energetiche interne.

“Per migliorare l’efficienza delle celle solari a perovskite, dobbiamo ottimizzare la struttura del dispositivo, in particolare le interfacce e le proprietà di trasporto di carica di ogni singolo strato.” – Antonio Agresti, uno degli autori, ricercatore presso Università di Roma Tor Vergata – “A questo scopo, insieme ai nostri colleghi moscoviti, abbiamo eseguito una serie di esperimenti incorporando una microscopica quantità di MXeni nella cella solare a perovskite. Di conseguenza, abbiamo ottenuto un aumento dell’efficienza dei dispositivi di oltre il 25% rispetto ai prototipi originali.”

Gli MXeni sono stati introdotti sequenzialmente nei diversi strati della cella solare di perovskite: nello strato foto-assorbente, in quello di trasporto di elettroni a base di biossido di titanio e all’interfaccia tra di essi. Dopo aver analizzato le prestazioni fotovoltaiche dei dispositivi, si è scoperto che la configurazione più efficiente è quella in cui gli MXeni sono introdotti in tutti gli strati, inclusa la loro interfaccia. I risultati sperimentali sono confermati da un’adeguata modellizzazione delle strutture ottenute.

L’unicità di questo lavoro consiste nel descrivere, per la prima volta, non solo una serie di esperimenti e i risultati ottenuti, ma anche nel fornire una chiara spiegazione dal punto di vista fisico-chimico dei meccanismi che si verificano nella cella solare a perovskite modificata con gli MXeni.

“La possibilità di utilizzare in modo semplice questi nuovi materiali bidimensionali, modificando le proprietà elettro-ottiche degli strati che formano un dispositivo elettronico in base a specifiche esigenze di progettazione,” – Sara Pescetelli, uno degli autori dell’Università di Roma Tor Vergata – “può ispirare architetture innovative per celle solari altamente efficienti o per altri dispositivi come LED e rilevatori basati sulla perovskite. ”

Attualmente, il team sta cercando di stabilizzare il dispositivo ottenuto e di aumentarne l’efficienza.

12/09 – “Biophilic & Active Energy Desing”, convegno alla Casa dell’Architettura

Alla Casa dell’Architettura, il prossimo 12 settembre, avrà luogo il convegno “Biophilic & Active Energy Design” che focalizza l’importanza dello Human Centered Design nella progettazione architettonica e che porterà a conoscenza dei partecipanti, o di coloro i quali ancora non lo conoscessero, il Biosphera Project.

Nato grazie a Mirko Taglietti, ideatore e promotore di Biosphera e amministratore di Aktivhaus, il progetto ha realizzato concept di case innovative nell’ambito della bioedilizia, inaugurando lo scorso autunno a Milano la Biosphera 3.0 Equilibrium, a cui la ricerca di Ingegneria “Tor Vergata” ha dato importante contributo con i team delle prof. Stefania Mornati, Cristina Cornaro, che partecipano al convegno, e del Polo Solare Organico della Regione Lazio CHOSE. Poco più di due anni fa, la Biosphera 1.0 fu presentata nella primavera 2017 nel corso della prima edizione della Settimana del Legno a Ingegneria “Tor Vergata”.

Il convegno intende aprire un dialogo sulle tecniche di progettazione e costruzione basate sul concetto di Human Centered Design riportando l’uomo al centro della costruzione, creando ambienti biofilici rigenerativi, rispettando l’ecosistema e trasformando gli edifici in generatori di energia.

Come dimostratore il progetto Biosphera Equilibrium rappresenta l’eccellenza assoluta nel campo delle costruzioni, pluricertificato dai principali istituti Italiani ed europei (Agenzia Casaclima, Agenzia Minergie Elvetica, Passiv Haus Institute tedesco) vincitore del premio sulla sostenibilità più ambito al mondo nel 2018 (Energy Globe Award), è un vettore per dialogare, formare ed informare i tecnici di settore sulle reali possibilità esistenti nel campo della progettazione di edifici autosufficienti a matrice rigenerativa. 45 aziende, 4 università (Univer- sità Valle D’Aosta, Università Torino, Scuola Universitaria Svizzera Italiana, Università di Roma Tor Vergata), 4 istituti di ricerca e associazioni (Isinnova, Labgrade, CHOSE-polo solare organico del Lazio, ITC-CNR) unite per creare un contenitore di vita, con il vincolo di utilizzo di soli prodotti presenti in commercio, al fine di diffondere concretamente questa modalità costruttiva nata per soddisfare le esigenze sia dei nuovi edifici che delle ristrutturazioni. Energia Zero, Sostenibilità, Biocompatibilità, Mobilità Dolce, Biofilia e rigenerazione i temi affrontati dal progetto, supportato scientificamente da un costante monitoraggio sia a livello prestazionale che a livello di impatto sulla fisiologia umana.

 

Il giorno del convegno, ma anche nei giorni precedenti e seguenti, sarà possibile visitare la Biosphera Equilibrium, presso il giardino dell’Acquario Romano, magnifica sede della Casa dell’Architettura: la presenza del concept a Roma fa parte del Road Show della struttura innovativa, in Italia e all’estero.

 

Biosphera Equilibrium: ottobre 2018, inizia il tour della casa che ‘rigenera mente e corpo’ e Ingegneria Tor Vergata partecipa al progetto

 

Partirà da ottobre 2018 e durerà due anni il tour della nuova versione di Biosphera, la casa all’avanguardia nella bioedilizia che è stata presentata nella primavera 2017 nel corso della prima edizione della Settimana del Legno a Ingegneria “Tor Vergata”.

Un concept innovativo a cui anche Ingegneria “Tor Vergata” ha contribuito con lo studio del comportamento energetico, della resistenza meccanica dei pannelli  dell’involucro esterno e con la fornitura di un pannello fotovoltaico organico.

Secondo gli organizzzatori, si tratta di una casa che riesce a rigenerare mente e corpo, la Biosphera Equilibrium, la sfida più innovativa di Biosphera project.

Viviamo circa 50 anni, il 65/70% della nostra vita, all’interno di edifici. Siamo sicuri che siano progettati a partire dalle nostre esigenze fisiche e psichiche?
Il rigenerarsi di corpo e mente, l’appagamento e il ritorno al perfetto equilibrio di tutti i sensi: è quanto prova chiunque soggiorni in Biosphera Equilibrium, un edificio costruito adottando alcune delle tecnologie più avanzate al mondo ad oggi disponibili, secondo i principi indicati dalla Biofilia per generare il massimo benessere di chi lo abita, focalizzando la progettazione non solo su autonomia energetica e massime prestazioni.
E’ stato presentato oggi mercoledì 10 ottobre a giornalisti e operatori specializzati in piazza Cesare Beccaria a Milano dove resterà installato fino al 14 ottobre.

Biosphera Equilibrium è un edificio mobile, energicamente autonomo e flessibile dalle altissime prestazioni fisiche, energetiche, ambientali e biofiliche.
Verrà testato come abitazione, scuola, ufficio e residenza sanitaria  nel corso dei prossimi 20 mesi durante un road show in Italia e Svizzera.
Chi utilizzerà l’edificio verrà sottoposto a monitoraggio fisiologico tramite un braccialetto apposito, neurologico grazie ECG e a un’indagine biofilica tramite test scritti.
Biosphera Equilibrium è in grado di produrre energia per 8.000 Kilowattora /anno, mentre per mantenere gli standard abitativi nel massimo comfort, richiede solo 2.000 Kilowattora / anno (stime annue medie). È quindi un edificio attivo che produce quattro volte più energia di quanto necessita. Parte dell’energia eccedente viene utilizzata durante il road show per alimentare un’auto elettrica.

Biosphera Project giunge con Biosphera Equilibrium alla sua terza fase, il progetto è promosso da Aktivhaus in collaborazione con numerosi enti, università e imprese allo scopo di testare le tecnologie più avanzate al mondo nell’ambito della bioedilizia con la finalità ultima di implementare le tecnologie testate in edifici di nuova costruzione. Dopo Biosphera 1.0 focalizzato sulla modularità e Biosphera 2.0 edificio attivo, focalizzato sulle prestazioni energetiche (testato a -20° e +40°) viene presentato il modulo Biosphera Equilibrium che da implementa tutto quanto realizzato in precedenza e adotta nuove tecnologie e soluzioni architettoniche allo scopo di portare a una reale rigenerazione psico-fisica che verrà studiata e monitorata.

“Quando ci troviamo all’aperto in un ambiente naturale il nostro corpo e la nostra mente si rigenerano. È la nostra esperienza a insegnarcelo e sono la psicologia, la genetica, la neurologia e la fisiologia a confermarlo scientificamente. A questo progetto hanno lavorato biologi, psicologi, architetti, ingegneri, botanici, creativi, illuminotecnici, neuroscienziati, artisti, artigiani e visionari. Lo scopo è stato realizzare un edificio dove accadano i medesimi fenomeni di rigenerazione fisica e psichica – dichiara Mirko Taglietti ideatore e promotore di Biosphera”.

Biosphera Equilibrium, durante il road show lungo due anni, sarà nel 2018 a Milano, Locarno, Spreitenbach, Rohrschach, Airolo e nel 2019 a Bolzano, Dobbiaco, Val di Non, Milano, Como, Valmorea, Bari, Roma, Verona.

Biosphera Equilibrium, installato in Piazza Cesare Beccaria a Milano, è visitabile dal 11 al 14 Ottobre dalle ore 10 alle ore 17. Guarda il VIDEO DI LANCIO

Alla progettazione e realizzazione di Biosphera Equilibrium hanno partecipatoAktivhaus come soggetto ideatore e promotore; il Comune di Milano come ente patrocinatore;  Minergie, Casaclima e Pefc come enti certificatori; l’Università della Valle d’Aosta, il Dipartimento di scienze mediche dell’Università di Torino, il Choose dell’Università Tor Vergata di Roma, il Futurfood institute, Labgrade e Ticino Energia come  enti di ricerca e associazioni; MINI, Internorm Italia, Rockwool, Artuso, Sunage, Olev, T&T, Ave, GSI control come main partner;  Agrisu, Bluemartin, Bricks4kids , Coblanco, Coelux, Dot Q, Wood Control, Gerflor , Lametal, Newtohm, Pirmin Murer, Polimax Italia, 4eservizi, RAD, Red, SIGA, Sigma coatings, Thimus, Une, Energie Naturali, Genesis, Studio Sandrini, APCAS, Lamellazione, Master Way, Sim-patia, Caesencome innovation partner.

 

Contributi di “Tor Vergata” a Biosphera 3.0 Equilibrium

La prof. Cristina Cornaro, docente di Fisica Tecnica Ambientale, afferente al Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa, con il suo team del gruppo di ricerca ESTER, ha studiato il comportamento energetico del modulo abitativo Biosphera 3.0 Equilibrium simulando l’interazione dell’involucro edilizio con l’ambiente esterno al variare del tempo. Il comportamento del modulo abitativo è stato studiato nelle varie condizioni climatiche in cui si troverà durante il suo percorso itinerante in varie località italiane e straniere. In fase di progettazione la simulazione ha permesso di valutare la migliore soluzione per l’inserimento di innovativi materiali a transizione di fase nella stratigrafia dell’involucro. Questi materiali funzionano come accumulatori termici aumentando l’inerzia termica delle murature contribuendo a smorzare i picchi di temperatura all’interno dell’ambiente migliorando le condizioni di benessere ambientale degli occupanti. I risultati della sperimentazione sono oggetto di una tesi di laurea.

Il team della prof. Stefania Mornati, docente di Architettura Tecnica, in collaborazione con la prof. Zila Rinaldi, docente di Tecnica delle Costruzioni, (Dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica) sta svolgendo una tesi di laurea incentrata sulla evoluzione dei moduli Biosphera e sulla valutazione, tramite prove di laboratorio, della resistenza meccanica dei pannelli compositi che costituiscono l’involucro del modulo.

Il Polo Solare Organico della Regione Lazio CHOSE, Centre for Hybrid and Organic Solar Energy del Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università di Roma Tor Vergata, è un centro di eccellenza nel settore del fotovoltaico di nuova generazione stampabile. Nato nel 2006 dalla volontà della Regione Lazio e dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata rappresenta ad oggi un riferimento nazionale ed internazionale per il fotovoltaico organico, a colorante (DSC-Dye Sensitized Solar Cells) e a perovskite. CHOSE è stato inserito recentemente dal KET (Key Emerging Technologies)-Observatory della Commissione Europea tra i Key Market. Il contributo del CHOSE al progetto Biosphera sarà rappresentato dalla fornitura di un pannello fotovoltaico in tecnologia a colorante DSC da installare sul modulo stesso che permetterà di valutare i benefici di queste nuove tecnologie e contribuirà all’aspetto di generazione elettrica autonoma. Consulta il Report europeo dei players nella tecnologia fotovoltaica a perovskite.