Presentato a Ingegneria “Tor Vergata” l’Osservatorio Cyber4Health sulle vulnerabilità cyber e fisiche dei dispositivi medici

Presentato a Ingegneria “Tor Vergata” l’Osservatorio Cyber4Health sulle vulnerabilità cyber e fisiche dei dispositivi medici

di Pamela Pergolini

Nell’ambito delle attività di ricerca svolte in collaborazione con il Centro di Competenza Cyber 4.0, l’Università di Roma “Tor Vergata”  ha realizzato  l’Osservatorio “C4H – CYBER4HEALTH”, una piattaforma per la sicurezza informatica dei dispositivi medici, tra le prime al mondo nel suo genere, finalizzata a fornire una base di conoscenze tecniche e legislative sulla vulnerabilità dei dispositivi medici,  soprattutto wireless, rispetto a eventuali attacchi informatici ed elettromagnetici.
“Cyber4Health”, che si rivolge in particolare a sviluppatori tecnologici, integratori di sistemi, gestori di servizi, ospedali ma anche ai pazienti, è stata presentata mercoledì 17 maggio presso la Macroarea di Ingegneria dell’Università Roma “Tor Vergata” (Aula Convegni, Edificio Didattica, Piano Terra), nell’ambito del workshop durante il quale sono stati presentati i primi risultati ottenuti con una dimostrazione dal vivo dell’utilizzo della piattaforma informatica. Sono intervenuti, tra gli altri, il rettore dell’Università di Roma “Tor Vergata” Nathan Levialdi Ghiron, il prorettore al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Vincenzo Tagliaferri, il presidente di Cyber 4.0, Università La Sapienza di Roma, Leonardo Querzoni.

«Possiamo distinguere due tipi di security, la Cybersecurity, che riguarda la protezione nei confronti di attacchi di natura software e la Sicurezza Fisica, che riguarda la protezione nei confronti dell’hardware, la parte elettronica dei dispositivi medici», ha chiarito fin da subito Francesca Nanni, dottoranda in Ingegneria medica all’Università di Roma “Tor Vergata che ha lavorato alla realizzazione dell’Osservatorio Cyber4Health.
I dispositivi medici, a partire dagli apparati diagnostici ospedalieri fino ai sistemi elettronici indossabili e a quelli impiantabili nel nostro corpo, costituiscono un imprescindibile strumento per la cura e la salute della persona, sia in ambiente ospedaliero sia in quello domestico. La loro rapida evoluzione li ha portati a incrociare le traiettorie delle tecnologie wireless e dei sistemi di Intelligenza Artificiale: se da un lato questo ha permesso di realizzare strumenti sempre più all’avanguardia per la salute dei pazienti, dall’altra moltiplica l’eventualità di possibili rischi per la sicurezza informatica e fisica dei dispositivi, rischi legati proprio alla varietà delle interazioni con l’esterno che questi strumenti rendono possibile.
CLASSIFICAZIONE DEI DISPOSITIVI E METODO CVSS, IL PUNTEGGIO DI VULNERABILITÀ
«La piattaforma, il cuore dell’Osservatorio, è stata realizzata anche con la collaborazione del Laboratorio  di Elettromagnetismo Pervasivo di “Tor Vergata” della Macroarea di Ingegneria. Se da un alto intende offrire un servizio non solo alle aziende ma a tutti coloro che si occupano dello sviluppo, della certificazione, della manutenzione e della messa in commercio riguardo alle attuali vulnerabilità, dall’altro ha l’obiettivo di innalzare il livello di consapevolezza dell’utente finale, ovvero medici e pazienti», ha affermato Francesco Lestini, dottorando in ingegneria medica a “Tor Vergata” che ha lavorato alla realizzazione della piattaforma. L’Osservatorio raccoglie dati sui dispositivi esistenti nel settore medicale proveniente, al momento, da organizzazioni governative e articoli scientifici. e fornisce in tempo reale il numero delle vulnerabilità dei dispositivi medici e degli attacchi informatici rilevati, assegnando ai sistemi utilizzati un punteggio di vulnerabilità, “Common Vulnerability Scoring System (CVSS)”: «un metodo che non misura il rischio ma la gravità delle vulnerabilità scoperte, con la possibilità per industrie, organizzazioni e governi di definire delle priorità per le attività di risoluzione di tali vulnerabilità», ha spiega Gaetano Marrocco, professore ordinario di Campi Elettromagnetici, Università di Roma “Tor Vergata” e coordinatore del corso di studi in Ingegneria Medica, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ingegneria Informatica, che ha organizzato il workshop e moderato l’evento.
La piattaforma classifica i dispositivi rispetto ad alcuni campi individuati dai ricercatori di “Tor Vergata: in base al distretto corporeo di applicazione (stomaco, suore, etc), rispetto alla tipologia di dispositivi (pacemaker, risonanza magnetica, rete ospedaliera, etc.).  al tipo di attacco cyber (eavesdropping, sniffing, accesso non autorizzato, etc,), rispetto alla tipologia generica del dispositivo (impiantato, wearable, smartwatch, dispositivi ospedalieri), in base all’anno della vulnerabilità, al tipo di vulnerabilità (cyber o fisica), ma soprattutto sulla base della gravità della vulnerabilità (CVSS) e sulla classe di rischio, quattro le classi dal punto di vista della sicurezza del paziente.
ATTACCHI INFORMATICI: DAI SISTEMI INFORMATIVI OSPEDALIERI AI PACEMAKER
«Ho chiesto di scrivere a ChatGPT un comunicato stampa datato 17 maggio 2028 – ha aperto  così il suo intervento il professor Giuseppe Bianchi, ordinario di Telecomunicazioni a “Tor Vergata”. «Lo scenario descritto dall’Intelligenza Artificiale riguardo a probabili attacchi informatici dei dispostivi medici, seppur realistico, probabilmente non si verificherà perché l’attaccante, che in genere agisce per soldi o per distruggere infrastrutture critiche durante, ad esempio, conflitti bellici, sembra avere altri obiettivi rispetto a quello costituito dalla salute dell’individuo. Quello che però potrebbe succedere – continua Bianchi – è l’evoluzione dei ransomware, predetto già una decina di anni fa.  Nel momento in cui passiamo all’Internet delle Cose (IoT) il rischio è che gli attacchi ransomware, che oggi colpiscono i dati, possano bloccare invece gli oggetti e quindi l’attaccante possa chiedere un riscatto semplicemente per sbloccare una lavatrice, il frigorifero oppure un dispositivo medico».
In campo medico le disfunzioni causate oggi ai sistemi informativi degli ospedali, spesso oggetto di attacchi hacker con richieste di riscatto, potrebbero però affliggere in un futuro non lontanissimo anche neuro-stimolatori, pacemaker, pompe di insulina e defribillatori, con conseguenze ben più dannose per la privacy e la salute del paziente. «Il tema della sicurezza cyber-fisica dei dispositivi medici assume una significativa rilevanza per produttori, ospedali e pazienti soprattutto nell’attuale e futuro scenario di crescente interconnessione», sottolinea il professor Marrocco. «Inoltre, i dispositivi medici del futuro saranno sempre più biointegrati, pensiamo all’utilizzo di protesi sensorizzate, e questo moltiplicherà la numerosità dei dispositivi medici impiegati».
DIFFONDERE UNA CULTURA DI CYBERSICUREZZA BY DESIGN 
L’Osservatorio vuole stimolare una cultura di “Cyber-Physical Security by Design” che, partendo dalla conoscenza delle problematiche già accertate o plausibili, possa mitigare i rischi già nella fase di definizione del dispositivo medicale e della catena di valore da esso abilitata. Il workshop, che si è articolato in una sessione più tecnica e una più regolatoria, ha fornito un punto di vista multidisciplinare sulla tematica emergente della cybersicurezza in ambito medico grazie alla partecipazione di relatori e relatrici del mondo scientifico, regolatorio, legislativo e industriale: uno scenario che ben rappresenta la complessità dello stato dell’arte e le tante sfide ancora aperte, offrendo utili spunti di riflessione e discussione.
SAFETY vs SECURITY
Dai numerosi interventi che si sono avvicendati durante il workshop è emerso che tra i principali motivi di vulnerabilità nel campo dei dispostivi medici c’è l’obsolescenza tecnologica e la mancanza di aggiornamenti dei sistemi embedded, come ad esempio il macchinario per la TAC, o a livello software (atching) e che spesso i dispositivi risultano ingegnerizzati bene per garantire la safety ma non altrettanto bene per garantire la security. Cosa fare allora?  Innanzitutto cominciare a diversificare le reti su cui viaggiano le informazioni e fare in modo che i tempi dei processi di aggiornamento e quelli di certificazione vadano di pari passo. 
Il programma del workshop è disponibile alla pagina 
ALLEGATI:
Comunicato stampa
SELEZIONE DAI MEDIA 

Attacchi hacker a pacemaker e defibrillatori: “Troppo vulnerabili, oltre 150-200 violazioni” – Adnkronos.it
In 5 anni 150 attacchi hacker a pacemaker e defibrillatori – Ansa.it
Cybersecurity, a Tor Vergata un osservatorio a prova di hacker per la sicurezza dei dispositivi medici – Il Mattino (MoltoFuturo – Il Messaggero) 
CYBER4HEALTH: presentato l’Osservatorio sulle vulnerabilità cyber e fisiche dei dispositivi medici -Tecnomedicina.it 
Il cuore oltre l’attacco (informatico) – Rai TGR LAZIO, edizione ore 14:00, 12.06.2023

 

 

 

 
 
 
 
 
 

 

 

Ing&Media – Cyber protesi diventano generatori di dati per la salute. L’intervista al prof. Marrocco – Il Messaggero

Ing&Media – Cyber protesi diventano generatori di dati per la salute. L’intervista al prof. Marrocco – Il Messaggero
L’ingegnere a capo del Laboratorio di elettromagnetismo pervasivo dell’Università di Roma “Tor Vergata”, il professor Gaetano Marrocco,  Dipartimento di Ingegneria civile e Informatica (DICII), intervistato da “Il Messaggero” ( 20.02.2023), racconta come funziona la tecnologia che sta alla base dei sensori Rfid e che permette l’identificazione a radio frequenza: un’etichetta elettromagnetica in cui l’informazione è concentrata in un piccolo chip, attivato dall’esterno da un’antenna. 
Le case biomedicali stanno iniziando a occuparsi di queste “cyber” protesi perché hanno proprietà digitali oltre che meccaniche o chimiche.  
Tecnologia – Le parole del futuro “Un microchip sarà il guardiano della nostra salute”, di Paolo Travisi, Il Messaggero, pag. 17, edizione nazionale, 20.02.2023
Leggi l’articolo on line 
#ingegneriamedica #elettromagnetismo #ingegneriainformatica

26/03 – “SECOND SKIN Day”, convegno su nuovi dispositivi elettronici epidermici

Si terrà martedì 26 marzo a partire dalle ore 10, presso il Centro Congressi della Macroarea di Ingegneria dell’università di Roma “Tor Vergata”, il  convegno sui nuovi dispositivi elettronici epidermici “SECOND SKIN Day. Sistemi Wireless Biointegrati per il monitoraggio dell’epidermide e il ripristino di funzionalità tattili“, organizzato dal prof. Gaetano Marrocco, Ordinario di Campi Elettromagnetici e Coordinatore Corso di Studi di Ingegneria Medica.

La tecnologia SECOND SKIN permetterà alla pelle di scambiare dati in modalità wireless con internet potenziandone le funzionalità sensoriali e abilitando nuovi servizi di cura e assistenza sostenibile alla persona.

Il workshop descriverà nuovi dispositivi elettronici epidermici, nella forma di sottili membrane da applicare alla pelle come cerotti o tatuaggi. Saranno mostrati i primi prototipi e le loro possibili applicazioni al monitoraggio della salute in ambito ospedaliero, domestico, sportivo nonché le potenzialità che potranno essere abilitate dalle future reti di comunicazione di quinta generazione (5G).
Al termine della mattinata ci sarà una dimostrazione interattiva dei sistemi già sviluppati nella fase iniziale del progetto.

Il workshop è particolarmente consigliato per le aziende del settore Health and Pharmaceutical e a operatori nel mondo della Security & Safety.

L’accesso al workshop richiede una registrazione gratuita

E’ possibile trovare  QUI ulteriori informazioni.

Interverranno

Prof. G. Marrocco, Ordinario di Campi Elettromagnetici, Coordinatore Corso di Studi di Ingegneria Medica, Università di Roma Tor Vergata
Prof. A. Bergamini, Associato di Medicina Interna, Università di Roma Tor Vergata
Prof. P.P. Valentini, Associato di Meccanica applicata alle Macchine, Università di Roma Tor Vergata
Prof. D. Gui, Associato di Clinica e Chirurgia Generale, Università Cattolica e Responsabile dell’Unità di Chirurgia d’Urgenza, Policlinico Gemelli
Dott.ssa C. Rizzo, Pediatria, 
Unità Innovazione e Percorsi Clinici, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Avv. A. Casterini, Compliance Senior Manager & DPO, Payback Italia Srl, Gruppo Amex
Ing. C. Miozzi, Ing. S. Nappi, Ing. F. Amato, Ing. G.M. Bianco, Laboratorio di Elettromagnetismo Pervasivo, Universit
à di Roma Tor Vergata
Ing. C. Occhiuzzi, Ing. S. Amendola, RADIO6ENSE srl, Università di Roma Tor Vergata

 

 

 

20/04 – seminario “Novel Antenna Design Paradigms for Sustainable Wireless Communications”

Novel Antenna Design Paradigms for Sustainable Wireless Communications

prof. Hendrik Rogier

Ghent University, Belgio

 

Venerdì 20 Aprile

Macroarea di Ingegneria

Sala ARCHIMEDE

ore 9:30-10:30

 

Abstract – The 5G wireless communication system will offer, in addition to high-data rate wireless communication, a large heterogeneity of services. As such, 5G will also form the backbone for the Internet of Things, Smart Surfaces and Wearables. Novel antenna systems for these new technologies will be subject to high levels of random fluctuations. On the one hand, fabrication tolerances will become more important when moving to millimeter-wave operation frequencies, as required for high data throughput, or when relying on common off-the-shelf substrate materials and inexpensive manufacturing techniques, to reduce cost.

In this lecture, we propose a novel holistic paradigm for the design of antenna systems as part of a sustainable wireless communication system. This strategy is founded on four fundamental pillars. First, the designer must select the right materials and fabrication technologies, to ensure user comfort, robustness, production yield and acceptable cost. Second, a design process must be adopted that includes the antenna system in its initial stages and synergistically integrates electronic circuitry and energy harvesters on this antenna platform. This also contributes to the third step, which maximizes energy autonomy. In a final step, the designer must leverage stochastic design tools to include variability and uncertainty.

Bio– Hendrik Rogier received the Electrical Engineering and the Ph.D.degrees from Ghent University, Gent, Belgium, in 1994 and in 1999, respectively. He is a currently a Full Professor with the Department of Information Technology, Ghent University, a Guest Professor with the Interuniversity Microelectronics Centre, Ghent, Belgium, and a Visiting Professor with the University of Buckingham, Buckingham, U.K. From October 2003 to April 2004, he was Visiting Scientist at the Mobile Communications Group of Vienna University of Technology. He authored and coauthored about 145 papers in international journals and about 160 contributions in conference proceedings. His current research interests are antenna systems, radiowave propagation, body-centric communication, numerical electromagnetics, electromagnetic compatibility and power/signal integrity. He was twice awarded the URSI Young Scientist Award. Moreover, he received the 2014 Premium Award for Best Paper in IET Electronics Letters and several awards at conferences. He is an Associate Editor of IET Electronics Letters, IET Microwaves, Antennas and Propagation, and the IEEE Transactions on Microwave Theory and Techniques. He acts as the URSI Commission B representative for Belgium and is a Senior Member of the IEEE.

Il seminario è stato organizzato da

Laboratorio di Elettromagnetismo Pervasivo
prof. Gaetano Marrocco
gaetano.marrocco@uniroma2.it
pervasive.ing@uniroma2.it

Cerotti 4.0: sulla nostra pelle la realtà aumentata

Dalla misurazione della febbre, alla misurazione della temperatura di ciò che tocchiamo; dall’analisi delle sostanze chimiche intorno a noi fino all’analisi del respiro: il supporto adesivo sulla pelle umana può ospitare antenne e strumenti altamente tecnologici che comunicano in modalità wireless con altra strumentazione avanzata per analizzare l’ambiente circostante, monitorare parametri biologici essenziali e difenderci. Grazie anche al progetto RadioSkin.

Il gruppo di ricerca del prof. Gaetano Marrocco, docente di Tecnologie Elettromagnetiche per Sistemi Wireless, Radio Sistemi Medicali e Progettazione Avanzata di Antenne, nella facoltà di Ingegneria dell’università di Roma “Tor Vergata”, ha sviluppato, anche grazie al progetto RadioSkin, sofisticati strumenti ‘indossabili’ studiati proprio per poter completare con successo l’ “ultimo metro” della Internet of Things soprattutto nei campi della salute, della medicina e della diagnostica.

Sono state progettate e realizzate pellicole adesive ultratecnologiche che incorporano sensori e antenne. Si trasformano esse stesse in strumenti di rilevamento e sono silenti finché non sono vicine allo strumento che permette di leggere i dati rilevabili: accostando loro un lettore, anche integrabile in uno smartphone, questo le alimenta in modalità wireless tramite i propri campi elettromagnetici e legge i dati memorizzati nella loro memoria.

Sono radio-sensori basati sulla tecnologia di Identificazione a Radiofrequenza (RFID): gli stessi patch anti-taccheggio che già troviamo nei libri, nelle etichette dei vestiti come evoluzione dei codici a barre. Ma ora diventano in grado di ‘sentire’ l’ambiente in modo discreto ed economico.

L’ultimo progetto riguarda un cerotto da applicare sotto il naso con cui poter monitorare da remoto la frequenza del respiro e poter vedere quando ad esempio ci troviamo nelle apnee notturne. Questo progetto ha permesso alla dottoranda Maria Cristina Caccami di vincere il premio Best Student Paper alla EUCAP 2017 – European Conference on Antennas and Propagation (Paris).

Secondo il prof Marrocco, che ha fondato lo spin-off RADIO6ENSE (http://www.radio6ense.com), questo è “il primo dispositivo flessibile, bio-compatibile e non invasivo per il monitoraggio wireless del respiro capace di integrare un sensore composto di un nanomateriale, l’ossido di grafene che, come è ben noto, data la sua natura igroscopica, offre vantaggiose capacità di sensing per potenziali applicazioni biomediche”.

 

Un cerotto per il respiro.

Respirare è un atto fisiologico e naturale che compiamo di continuo e che garantisce il necessario apporto di ossigeno per la nostra sopravvivenza. Sebbene la respirazione sia comunemente vista come una semplice funzione autonoma, l’insorgenza di condizioni cliniche e patologiche, spesso a carico del sistema nervoso centrale (SNC), oppure stati di eccitazione eccessiva o stress, come alcuni tipi di attacco di panico, possono causare l’alterazione del fisiologico susseguirsi degli atti respiratori e soprattutto della frequenza.

L’analisi del respiro rappresenta un utile indicatore dello stato di salute di una persona, ricoprendo un ruolo importante nella gestione clinica di malattie responsabili dell’alterazione della dinamica respiratoria. In particolare, il monitoraggio della frequenza e dei pattern respiratori sia nel caso di individui sani o in stato di stress, che nel caso di pazienti affetti da quadri clinici tali da compromettere le capacità funzionali dell’apparato respiratorio, consente non solo l’identificazione e la diagnosi precoce di complessi quadri sindromici come la sindrome ostruttiva delle apnee notturne, l’arresto cardiaco, l’asma o la malattia polmonare ostruttiva cronica, ma anche la caratterizzazione e classificazione di nuovi disordini respiratori.

Inoltre, tecniche di monitoraggio basate sull’identificazione di biomarkers e composti volatili organici nel respiro esalato possono essere considerate un approccio promettente in quanto permettono di monitorare in maniera non invasiva lo stato di infiammazione delle vie aeree o di infezioni, come la polmonite associata a ventilazione (VAP) e il cancro ai polmoni, nonché valutare gli obiettivi delle moderne terapie nei trial clinici.

Le convenzionali metodiche di monitoraggio sono tuttavia costose e non confortevoli in quanto richiedono generalmente l’inserimento di sonde e cannule nasali nonché l’utilizzo di attrezzature ingombranti e scomode come ad esempio strette fasce toraciche all’interno delle quali sono integrati i sensori di respirazione. Inoltre, la presenza dei cavi per permettere la connessione ai sistemi di acquisizione dei dati e la complessa circuiteria rendono difficoltoso l’uso prolungato di tali dispositivi necessario ai fini di un monitoraggio continuo.

I successivi passi della ricerca prevedono l’integrazione del sistema in un comune cerotto nasale anti-russamento e la funzionalizzazione chimica e biologica dell’ossido di grafene attraverso il legame di molecole target alla struttura reticolare del nanomateriale, allo scopo di analizzare la composizione chimica del respiro esalato dall’organismo affiancando esami più tradizionali nell’identificazione di particolari patologie o nella rilevazione di sostanze dopanti.

Un esempio di applicazione è visualizzatile all’indirizzo:

https://www.youtube.com/watch?v=cEbpfayG38c

 

Un cerotto come pelle umana.

Un device tecnologico può aiutare nel caso di poca sensibilità della pelle. La pelle umana è la primaria interfaccia d’interazione bidirezionale dell’uomo con l’ambiente circostante, continuamente campionata dal sistema nervoso centrale che convoglia flussi di dati dall’interno del corpo verso l’ambiente esterno e viceversa.

La pelle include un complesso sistema di sensori in grado di acquisire non solo segnali sulla forma e la consistenza di un oggetto, ma anche di sentire il calore dello stesso e calibrare le modalità della propria interazione con l’ambiente circostante.

In alcuni casi la sensibilità periferica degli arti è però minata da disturbi neurologici (Neuropatia Periferica) causati da danni alle vie nervose responsabili per la ricezione, la trasmissione o l’elaborazione di stimoli esterni quali il tatto ed il calore. Il deterioramento della sensazione del calore ha un rilevante impatto sull’esecuzione delle operazioni più comuni che richiedono di discriminare la temperatura delle cose quotidiane (piatto, ferro da stiro o acqua del bagno). Questa sofferenza funzionale può anche provocare gravi ustioni.

Nell’era dei Dispositivi Wearable, dell’Elettronica Bio-integrata e della Scienza dei Dati, i tempi sono maturi per ipotizzare un’interfaccia elettronica che espanda e/o ripristini le naturali capacità della pelle umana di interagire con il mondo esterno. Tale interfaccia potrebbe acquisire gli stimoli provenienti dal mondo esterno, quantificarli e produrre un supporto informativo di rapida comprensione per l’utente. Avrà la possibilità di stabilire corrette e addirittura nuove interazioni con gli oggetti superando eventuali limitazioni fisiche ma anche espandendo le potenzialità dei normali sensi tramite una ultra-abilità (Ultrability) sensoriale.

Questa dotazione tecnologica deve però essere mininvasiva e non aggiungere complessità funzionale alle normali azioni compiute dalla persona. In altri termini bisogna evitare collegamenti con cavi e realizzazioni che siano percepibili come una dimensione protesica ingombrante e, potenzialmente, discriminante.

È stato messo a punto Il sistema RADIOFingerTip per integrazione sui polpastrelli delle mani (presentato al congresso internazionale IEEE RFID 2017 IEEE Radiofrequency Identification a Phoenix), inizialmente concepito come ausilio per il ripristino della sensibilità periferica in pazienti deafferentati. Questi soggetti, mancando di sensibilità tattile vivono le normali attività quotidiane, quali regolare la temperatura della doccia, toccare inconsapevolmente un oggetto bollente, sfiorarsi la pelle per percepire se si è bagnati o assaggiare una pietanza calda, come situazioni potenzialmente molto pericolose. Questa disabilità può infatti causare ustioni di diverso grado, provocando danni persino irreversibili e comunque notevole disagio sociale.

Il sistema è composto di due moduli progettati per garantire vestibilità, basso impatto estetico e per non essere d’intralcio nei movimenti quotidiani: un piccolo radar indossato a mo’ di braccialetto che interroga un radio sensore privo di batteria, aderente al polpastrello, che a sua volta esegue una rapida misurazione in tempo reale della temperatura dell’oggetto. I primi test hanno dimostrato che è sufficiente appena mezzo secondo contatto per stimare con l’accuratezza di un paio di gradi la temperatura reale dell’oggetto.

In base al valore rilevato, il lettore potrà poi generare uno stimolo acustico o visivo per avvertire l’utente di eventuali pericoli, nonché per fargli comunque percepire la fisicità dell’oggetto. In questo modo i danni associati all’ipoestesia potranno essere radicalmente ridotti con conseguente beneficio per la qualità della vita dell’utente.

Il sistema RadioFingerTip, messo a punto durante la tesi di laurea magistrale in Ingegneria Medica dell’Ing. Veronica de Cecco, nell’ambito del progetto di ricerca RadioSkin finanziato dall’Università di Roma Tor Vergata, è attualmente in fase di perfezionamento e verrà presto dotato di altri sensori per acquisire la pressione del tatto ma anche il pH degli oggetti, producendo così una vera percezione aumentata della realtà.

Il dispositivo potrà essere inoltre utile come ausilio alla diagnostica clinica basata sulla palpazione permettendo infatti di aggiungere alle informazioni tattili soggettive raccolte dal medico una misura oggettiva che quantifichi per esempio la percezione del medico della tensione muscolare del paziente, la presenza di un nodulo ma anche di eseguire una prima analisi chimica dell’essudato.

Un esempio di applicazione è visualizzatile all’indirizzo https://youtu.be/DGUkYqmt-5Q

 

Il cerotto-termometro

Il dispositivo si presenta come un sottile cerotto trasparente, simile a quelli utilizzati per curare le piccole abrasioni dei piedi, resistente all’acqua e traspirante. Nel cerotto è integrata un’antenna e un minuscolo microchip delle dimensioni di pochi millimetri che contiene un codice identificativo, una piccola memoria riscrivibile e un sensore di temperatura capace di rivelare variazioni di un quarto di grado fino a 65°C. Quando il cerotto si trova all’interno di un campo elettromagnetico, l’antenna raccoglie l’energia necessaria ad alimentare il microchip che si accende e, a comando, esegue una lettura di temperatura del corpo che lo ospita e trasmette il dato verso un dispositivo interrogante fino alla distanza di un paio di metri. Quest’ultimo può essere un lettore portatile, grande quanto un portachiavi, oppure un varco simile a quelli che si trovano ormai in molti negozi per il controllo degli oggetti acquistati.

Il cerotto è stato già sperimentato nell’attività sportiva per valutare l’incremento di temperatura durante lo sforzo fisico ed è ora in fase di perfezionamento. La procedura di comunicazione utilizzata è standard ed è la stessa delle nuove etichette elettromagnetiche (chiamate tag RFID) che sono ormai utilizzate nella logistica degli indumenti, libri e farmaci a complemento dei codici a barre. “Sarebbe a questo punto possibile immaginare di equipaggiare i passeggeri negli aeroporti con il sensore epidermico – commenta il prof. Marrocco – e controllare poi la loro temperatura nei vari momenti di transito, per esempio durante gli usuali controlli di sicurezza senza insormontabili cambiamenti alle procedure già in essere. Negli ospedali e nei centri di soccorso da campo, le unità di lettura potrebbero essere installate nelle porte di accesso dei vari locali in modo da monitorare lo stato di salute di medici e infermieri che interagiscono con pazienti già contagiati, individuando ed isolando situazioni critiche che richiedano maggiori approfondimenti”. 

“L’interazione positiva tra elettromagnetismo, scienza dei materiali, informatica, medicina, meccanica ed elettronica, che potremmo definire Elettromagnetismo Pervasivo – commenta il prof. Marrocco nel suo sito http://www.pervasive.ing.uniroma2.it – permette di immaginare e realizzare nuove famiglie di radio dispositivi privi di batteria che potranno sostenere la trasformazione di Internet nella Rete delle Cose (Internet Of Things), dove ogni oggetto fisico, equipaggiato con un’opportuna etichetta elettromagnetica, sarà interconnesso alla rete e interrogabile da remoto. Queste nuove entità, per metà reali e metà digitali, aumenteranno la nostra percezione della realtà, fornendo dati preziosi per il miglioramento della salute dell’uomo, la preservazione dell’ambiente e per un uso più razionale delle risorse energetiche”.