Inchiostro fotovoltaico nei vetri serigrafati, arredi interni rivestiti di film fotovoltaico, superfici esterne che possono generare energia grazie al fotovoltaico: il progetto “La Vie en Rose” punta alla sostenibilità e all’autosufficienza energetica in un modulo abitativo proposto alla XXI Triennale di Milano.
C’è del fotovoltaico organico ne “la Vie En Rose”, il progetto di architettura dello studio romano LPA, esposto nella mostra “Stanze. Altre filosofie dell’abitare” curata da Beppe Finessi, al Salone del Mobile, nell’ambito della XXI Triennale di Milano, visitabile dal 2 aprile al 12 settembre 2016.
E CHOSE – Center for Hybrid and Organic Solar Energy, il Polo per il Solare Organico creato dalla Regione Lazio nel 2006 in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Ingegneria Elettronica, ha fornito il fotovoltaico organico e il know-how tecnico e scientifico.
“Lo Studio LPA ha mostrato di comprendere le enormi potenzialità delle tecnologie fotovoltaiche innovative sviluppate dal CHOSE – commenta Andrea Reale, dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università di Roma Tor Vergata – L’Università si è messa in gioco confrontandosi attraverso CHOSE con il mondo del design architettonico, per mostrare come la ricerca applicata possa trovare quei punti di contatto con la società, secondo le linee guida del cosiddetto Terzo Settore dell’Università, dopo la didattica e la ricerca”.
Il fotovoltaico organico
Il progetto “la Vie en Rose“ propone il tema della sostenibilità e interpreta le possibilità tecniche e progettuali del fotovoltaico Dye Sensitized Solar Cell (DSSC), un sistema ibrido organico-inorganico di celle fotoelettrochimiche di terza generazione. Sono celle fotovoltaiche sensibilizzate a colorante, che si ispirano al processo di fotosintesi clorofilliana delle piante dove una serie di reazioni chimiche avvengono nelle foglie grazie all’assorbimento della radiazione solare da parte delle molecole coloranti (clorofilla) e alla trasformazione della luce in nutrimento per le piante stesse.
“La tecnologia DSC è stata portata da CHOSE al livello di linea pilota industriale con il Consorzio università-industria Dyepower- continua ancora Andrea Reale – Il fotovoltaico di terza generazione (dopo il Silicio cristallino ed il FV a film sottile) presenta elementi di innovazione enormi, sia per la possibilità di adottare metodologie di produzione tipiche dell’industria tipografica, sia per gli usi in contesti a elevato valore aggiunto (BIPV, indoor, serre, portable electronics, etc)”.
La cella fotovoltaica organica utilizza una miscela di materiali in cui un pigmento assorbe la radiazione solare e gli altri componenti estraggono la carica per produrre elettricità. Il cosiddetto Dye Sensitized Solar Cell è stato messo a punto nel 1991 al Politecnico di Losanna dal professor Michael Grätzel utilizzando un pigmento fotosensibile di sintesi chimica. È anche possibile ottenere pigmenti dai mirtilli, la antocianina, e altri pigmenti sono stati creati successivamente dalle bucce delle melanzane, arance rosse, spinaci e anche alghe.
A Roma il Polo per il Solare Organico (CHOSE – Center for Hybrid and Organic Solar Energy) è stato creato dalla Regione Lazio nel 2006 in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata. Questo centro di eccellenza porta avanti ricerche sul Dye Sensitized Solar Cell e sistemi simili per aumentare l’efficienza, la stabilità e la durata dei pannelli oltre ai possibili processi di industrializzazione. Il prototipo in mostra è stato realizzato dal consorzio università-industria Dyepower cui partecipa CHOSE.
Il sistema può essere stampato o serigrafato su superfici tipo vetro, plastica o metallo, sia piane che curve, sia rigide che flessibili. Il sistema funziona con efficienza indipendentemente dall’orientamento solare e dalle condizioni meteorologiche, in spazi interni e perfino con la luce artificiale. Il basso costo dei materiali, l’ecosostenibilità attraverso il totale riciclo degli elementi, e la facile applicazione lo rendono il sistema ideale per il progetto di cellula abitativa di Lazzarini Pickering.
Le pellicole fotovoltaiche sono state applicate alle lamelle delle veneziane della serra solare esterna e su tutte le superfici interne della cellula e sui pannelli di facciata. Pannelli autopulenti in vetro serigrafato combinati con le veneziane delle serre solari creano un’architettura scintillante. Un complesso abitativo, ispirato dai sistemi biomimetici di fotosintesi artificiale, in continua trasformazione architettonica, spaziale, funzionale ed energetica.
Il progetto LA VIE EN ROSE
Gli architetti Claudio Lazzarini e Carl Pickering, di LPA, studio LazzariniPickeringArchitetti, descrivono così il progetto: “Lastre di vetro dal rosa al rosso Bordeaux definiscono le pareti di una cellula abitativa minima che indaga le potenzialità architettoniche, tecniche, estetiche ed etiche delle nuove tecnologie del fotovoltaico organico.
Superfici serigrafate con un inchiostro fotovoltaico rosso scuro producono energia se esposte a sorgenti di luce diretta, indiretta o artificiale innescando un loop virtuoso tra consumo e produzione energetica.
Trentatré metri quadri di interno e dodici di loggia/serra accolgono tutte le funzioni abitative di una coppia che dal contemporaneo guarda al futuro portando con sé elementi di memoria.
Una pianta centrale, protetta da una volta, è racchiusa da un perimetro di spazi serventi e pannelli fotovoltaici che aprendosi a seconda delle esigenze modificano lo spazio come quinte teatrali.
Gli arredi si fondono con gli infissi, gli infissi diventano arredi, tutto si trasforma.
La loggia/serra, spazio di mediazione tra interno ed esterno, governa la climatizzazione e la produzione energetica e ospita piante e funzioni di vita domestica.
Le cellule abitative duplicandosi e aggregandosi generano architetture e paesaggi in continua trasformazione che aspirano a una autosufficienza energetica”.